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Ci abitarono i Brandolini per oltre cinquecento anni, con operosa attività di corte tanto da magnificare la fortezza, tre chilometri di mura, con un teatro e un salone delle feste. Inespugnabilità ma con eleganza, protezione ma con il giusto apporto di socialité.

CastelBrando ancora oggi ricorre a quel fil rouge: trasformato in hotel dalla famiglia Colomban svetta sulle colline del Prosecco Superiore, patrimonio UNESCO, restituendo pace e silenzio ma con servizi degni della sua storia. A partire dalla Princess spa e Royal Welness, un faraonico centro benessererecentemente inaugurato, che si estende su una superficie di 2000 mq con 5 pool idromassaggio, 5 saune (4 pool e 3 saune con infinity view sulle valli e colline Unesco), percorsi kneipp, grotto dell’Himalaya, un antico bagno romano restaurato (Roman Bath).

E ancora la Donatello Relax (stanze dell’età imperiale romana), la sala del caminetto, il torrione di guardia, la cripto Spa, l’orangerie e i diversi solarium e terrazzamenti dei giardini dell’Eden, il tunnel dell’amore, l’interno del terrazzo botanico secolare, le altalene della fontana di Venere. Il tutto dominando i pittoreschi borghi di Cison di Valmarino e Follina, a metà strada tra l’affascinante città di Venezia e le spettacolari Dolomiti.

Insomma, proporre un bagno turco e una vasca idromassaggio sarebbe stato come offendere il conte Brandolino nella cui alcova, peraltro, ho trascorso la notte. Non fraintendetemi, l’alcova di cui parlo è la stanza regale (l’Alcova del Conte è decisamente la più bella) dove il conte dormiva protetto da varie vie di fuga, tra le quali una botola posizionata sotto il letto che conduceva alla Casagrande, l’abitazione dei Brandolini al centro del Borgo di Cison di Valmarino. 

E a tal proposito si narra che il conte pretendesse la ius primae noctis con le spose della contea di Valmareno, in pratica prima dello sposo naturale le maritate dovevano trascorrere la notte con lui. In caso di rifiuto pare le uccidesse gettando il corpo all’interno della botola nella stanza che vi dicevo. 

Tuttavia, durante la prima guerra mondiale, fu proprio grazie a quella botola che la marchesa Serra di Cassano sfuggì all’invasione austriaca percorrendo il condotto fino alla Casagrande.

Per quanto mi riguarda ho dormito di grazia e di bellezza, senza botole in cui scappare o richieste da rigettare, illuminando l’area con un prezioso lampadario del ‘600 che vedete nella foto. Le altre stanze, tutte diverse tra loro e arredate con mobili d’epoca, compongono l’ala cinqucentesca e settecentesca del castello mantenendo le dimensioni e gli spazi originali.

I ristoranti di CastelBrando

Se volete mangiare all’interno del castello trovate due tipi di ristorante: uno più informale La Fucina, con pietanze e pizze cotte in forno a legna, l’altro è il raffinato Sansovino, perfetto per una cena a lume di candela, con stucchi originali del ‘700 e decorazioni in stile veneziano. In entrambi troverete cucina tradizionale e attenzione particolare alla stagionalità degli ingredienti. 

Negli angoli più suggestivi del castello sono presenti anche bar ed enoteche per un aperitivo di gusto.

23/01/2024 0 comment
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Si chiamano Treni della neve e fanno parte di un progetto di vacanza più sostenibile e green proposti dall’azienda ferroviaria lombarda insieme alla piattaforma digitale che integra tutti i servizi per una bella esperienza sulla neve. Al secondo anno di collaborazione, con 1700 biglietti venduti in un mese, Trenord e Snowit popongono tre nuove mete: Madesimo, Piani di Bobbio e Domobianca.

Piacciono i ticket integrati che consentono un risparmio sui costi di transfer e skipass sia giornaliero che di due giorni, ma anche la comodità del biglietto, con un solo click consente di acquistare i servizi di trasporto e altri servizi necessari ad una giornata sulla neve.

«Il treno ha un grande potenziale per il turismo, anche quello invernale – ha commentato Leonardo Cesarini, Direttore Commerciale di Trenord presentando le novità – il rinnovo della collaborazione con Snowit ha l’obiettivo di realizzare questo potenziale, offrendo ai clienti in un’unica soluzione di acquisto tutto quello di cui hanno bisogno per un’esperienza unica sulla neve, da Milano Centrale alle piste da sci, arrivando fino al noleggio dell’attrezzatura. Se vogliamo un futuro più sostenibile, la scelta del treno, e del mezzo pubblico in generale, deve diventare la prima opzione anche per gli spostamenti per il turismo. Per diffondere sempre più questa cultura, quest’anno abbiamo dato il via a una campagna di comunicazione diretta principalmente ai giovani, per invitarli a trascorrere una giornata sugli sci senz’auto».

Tutti i dettagli sugli itinerari dei “Treni della neve” sono disponibili sul sito Trenord, sulla pagina dedicata alle “Gite in Treno”

23/01/2024 0 comment
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Lo riconosci appena senti scivolare La bollente fra le dita, quel certo benvenuto che sa di fumo e di tempo insieme. Di quegli impianti termali, di cui sopravvivono oggi alcuni resti risalenti all’età imperiale e ritrovati nel 1913 nel mezzo della costruzione di un edificio.

Tutto è storia, tessuto, profumi e spazi. Luoghi che puoi inanellare seguendo l’istinto o buttarti su una mappa per disegnarne i contorni. Cosicché è un attimo decidere di cambiare scenario e dalla Piazza della Bollente entrare nella Cisterna, la città vecchia, piena di piccoli ristoranti che profumano le strade. Poi via di nuovo in sella a una bicicletta, puoi noleggiarla da Aad Van Opstal, direzione la panchina gigante di Alice Bel Colle. Un percorso non facilissimo, per chi non ha dimestichezza con la fatica, ma affascinante e pieno di suggestioni.



Di castelli e castellane

Acqui Terme è un giro di giostra antica e chi ci è salito continua a giocare fra cavalieri e luoghi incantati.

Ci sono storie di castelli e castellani. Di chi il maniero se l’è trovato in casa e di chi invece se ne è innamorato e l’ha comprato. Proprio qui, a Morsasco. L’omonimo castello appartenuto ai Malaspina, ai Londra, ai Gonzaga, ai Centurione e ai Pallavicino, oggi pulsa nelle mani di Aldo Cichero, architetto navale, e della sua compagna Franca. Potete visitarlo ed innamorarvene anche voi.

Ah, l’amore. In mezzo ai baci isolati di una giovane coppia seduta nei gradini del teatro Romano o fra le mura di Villa Ottolenghi Wedekin teatro di una coppia felice circondata d’arte e di passioni. In un brivido che dagli anni venti viaggia ai giorni nostri, tale e quale lo puoi avvertire entrando in quel contesto.

E la sera è speciale. fatta di specialità.

Due assaggi di focaccia e un calice di Acqui Rosé.

E poi via ai plin e al filetto baciato.

E al cibo che dona gusto alla vista.

E poi è notte.

Ci vediamo ad Acqui Terme

18/05/2023 0 comment
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albania con adria ferries

I viaggi sono quelli per mare con le navi, non coi treni. L’orizzonte deve essere vuoto e deve staccare il cielo dall’acqua ci deve essere niente intorno e sopra deve pesare l’immenso, allora è un viaggio” Erri De Luca

scopri l'Albania con adria ferries

 La partenza è leggera, il traghetto Michela di Adria Ferries scivola sull’acqua lasciando dietro sé il porto di Ancona che poco a poco sembra rimpicciolirsi, come un ritratto da cartolina fino a scomparire. Restano i raggi del sole, quasi al tramonto, ad illuminare le emozioni. E quella strana ebrezza che ti fa sorridere e pensare che sì, la libertà deve essere proprio questa sensazione qui.

La costa albanese la vedremo la mattina seguente, ora ci aspetta la cabina junior suite con affaccio esterno, il cambio d’abito e la cena al ristorante. Il mare è calmo e l’atmosfera allegra. Il menu alla carta curato e il servizio delizioso.

Una piccola crociera, si potrebbe dire, in una traversata notturna che muove la nave sopra le onde. Le stelle totalizzanti, un pigiama di seta e un libro dentro il quale finire.

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Il giorno seguente la sveglia suona presto, non voglio perdermi l’alba con quei colori accecanti e morbidi insieme, una palette naturale di mare e nuvole che potresti indossare come un maglioncino di cachemire. Una doccia veloce, poi si scende per la colazione.

E la brioches, davanti a Durazzo che si palesa all’improvviso, ti sembra la più buona che tu abbia mai mangiato.

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Viaggio in Albania con Adria Ferries: prima tappa Tirana

Mare, cultura, ottimo cibo: quello che non ti aspetti è tutto di fronte a te. Spiagge quasi caraibiche, cucina stellata, siti archeologici estremamente interessanti a delineare che prima della dittatura di Enver Hoxha ci si poteva vivere bene. Ma gli anni della repressione politica seppure lunghi sono già lontani e ciò che oggi puoi scoprire è un territorio dalle bellezze naturali, molte delle quali incontaminate.

E anche un’attenzione alla bella Europa, un coté mitteleuropeo che si respira in mezzo alle strade di Tirana, la capitale, dove il ricordo degli anni bui è dato solo dal Bunk’Art un rifugio antiatomico di 2680 mq scavato nella collina e meta dei turisti. Costruito negli anni ’70, su indicazioni del dittatore e del suo primo ministro Mehmet Shehu per proteggere dagli attacchi atomici l’élite politica albanese, era un vero edificio e disponeva di 106 stanze suddivise in cinque piani.

Oggi il Bunk’Art ospita materiale video e fotografico raccontando la storia dell’esercito comunista e la vita dei cittadini durante la dittatura. Nel Bunk’Art 2 invece i riflettori sono puntati sui segreti della Sigurimi, la polizia di partito che perseguitava i ribelli e tutti gli oppositori.

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Ma, dicevamo, questo è l’unico elemento, per il resto Tirana pullula di luoghi pubblici simili a bistrò, con tavolini all’aperto e giovani vestiti alla moda. Una sorta di Parigi calibrata su Montmartre, dove fare colazione la mattina nel quartiere cool di Blloku dove vivevano un tempo i funzionari del regime comunista.  Giornale alla mano e magari una brioche della pasticceria Reka, 93 anni di attività e un negozio proprio nella capitale francese.

Ci sono tanti italiani a Tirana, considerata la terra delle opportunità: in dirittura d’arrivo lo stadio rifatto dall’archistar Marco Casamonti, Studio Archea, nel cuore di Tirana, come luogo da vivere tutto l’anno, con hotel di 25 piani, tanti negozi e grandi palestre, il tutto con i colori segnalati da Edi Rama.

Ed è proprio il Primo Ministro, che ho incontrato ad aprile, a dare la svolta alla città: lui stesso artista (le pareti dello studio nella sede del governo sono tappezzato dai suoi disegni) l’ha definita agopuntura urbana.

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Un consiglio dove mangiare: si chiama Mrizi i Zanave, ovvero L’ombra delle fate, è a circa un’ora di distanza da Tirana in mezzo a un bosco nel villaggio di Fishte. Lo ha creato lo chef Altin Prenga con una grande attenzione al recupero dei gusti tradizionali del luogo, materie prime a chilometro zero e una cura maniacale per il sapore.

Altin, partito in un barcone a 15 anni direzione Italia, si è fatto le ossa nel nostro paese lavorando in diverse regioni. Poi è tornato in Albania per realizzare il suo sogno e oggi a 37 anni racconta che il suo ristorante è il primo presidio Slow Food in Albania. 

Il ristorante ha ottenuto il nostro Cilindro Dandy 

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L’Albania terra di grandi culture: seconda tappa Berat e Apollonia

Ci sono storie proprio belle da raccontare. Alcune di esse talmente inaspettate da paragonarsi a vere epifanie. Dimenticate l’immagine di grigiore e povertà perché l’Albania vi riserva sorprese spettacolari. A cominciare dalla sua storia e da alcune città che dovete proprio visitare.

Berat detta anche la città dalle mille finestre, perché con la luce del sole sulle case nei quartieri Mangalem e Goricai rimandano a un gioco di specchi molto particolare e unico al mondo, è un bellissimo borgo costruito sul fiume Osum e riconosciuto dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità. Ci vuole tempo e pazienza per scoprirne ogni anfratto, ogni mattone di questa antica città ottomana.

A cominciare dal Castello che sorge in cima alla collina alta 187 metri, una fortezza che domina la città con una cinta muraria di 1440 metri intervallata da 24 torri. Ottimo luogo per fare i selfie perché vedrete il panorama dall’alto che è davvero meraviglioso. All’interno del castello troverete la chiesa di San Teodoro costruita nel XVI secolo e poco dopo la Chiesa della Santissima Trinità e la Chiesa di San Giorgio, ma anche la Moschea Bianca e la Moschea Rossa a testimonianza delle diverse fedi religiose che convivono perfettamente.

A scendere verso la città non dimenticate di vedere il ponte di Gorica lungo 127 metri che unisce i due storici quartieri.

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Dove mangiare: Ristorante Castle Park, cucina tradizionale ottimi formaggi.

Apollonia

Anche questo sito archeologico, ottimamente protetto e tenuto, è davvero un regalo inaspettato. E’ una delle mete che dovete assolutamente annotarvi, tornerete a casa con una bella sensazione. La stessa, probabilmente, che ebbe Cicerone definendola ‘’magna urbs et gravis’’nelle sue Filippiche.

Fondata nel 588 a.C. da coloni greci corinzi è uno dei parchi archeologici meglio conservati in Europa e fu sede di una rinomata scuola di filosofia. Resterete incantati dal Bouleuterion del Consiglio della Polis nell’antica Grecia, dal Tempio dedicato ad Apollo il dio protettore della città, dal Teatro e dall’Odeon, l’arena per gli spettacoli. Qui nel 44 a. C studiò l’imperatore romano Ottaviano e proprio quando era ad Apollonia venne informato della morte del patrigno Cesare.

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L’Albania coast to coast: il mare più bello con spiagge caraibiche

E dopo tanta cultura un tuffo in mare è proprio la cosa migliore. Soprattutto se partiamo alla scoperta di spiagge bianche con acque trasparenti, vita low cost e hotel di lusso. Il turismo balneare è in netto aumento, in particolare quello italiano e le motivazioni sono da ricercarsi proprio nella bellezza del territorio e nell’offerta alberghiera che si attesta di ottima qualità a prezzi contenuti.

Potete iniziare da Valona, patria di uno dei più importanti poeti albanesi, Fatos Arapi, e mangiare pesce al Bujar, ristorante molto minimal chic dall’aspetto moderno. Proseguendo poi per le spiagge bianche di Spille e S. Pietro nei 470 chilometri di costa.

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Partenze in mare con Adria Ferries dal porto di Trieste, Ancona o Bari. La compagnia è in grado di organizzarvi all’interno dell’Albania un bellissimo tour personalizzato a seconda delle vostre mete e desideri.

09/05/2023 0 comment
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scoprire il delta del po

Metti un giorno che hai voglia di camminare along the river. E ti allunghi su certe sponde che sembra regalino due ali, non quelle che ti fanno volare lontano. Tanto adesso non ne hai bisogno. Piuttosto le ali ampie dei fenicotteri rosa, meravigliose creature che dalle acque del Delta del Po che si innalzano all’improvviso per appoggiarsi da un altro lato della prospettiva.

Come a cercare un punto di vista diverso, una profondità che potresti scoprire se solo riuscissi a cambiare direzione. E quel piccolo volo, che nasconde in realtà un’impennata emotiva, è già il futuro.

scopri con pfgstyle travel il delta del po

IL DELTA DEL PO

No, niente cuissardes di gomma o mantelle waterproof. E neppure cappelli di lana o maglioni caldi per andare a pesca. Qui, alla foce del Delta, si fa birdwatching ci si ferma per guardare il cielo. O almeno la fetta che spetta a noi. Ne parleremo più ampiamente in pfgstyle travel, vi assicuro che è un’area molto bella. Vi piacerà.

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I fenicotteri del Delta del Po

Nella laguna di Orbetello si trova un’oasi speciale del WWF, da qui i Fenicotteri rosa (sì, proprio quelli che che la moda ha decretato a simbolo fashion lo scorso anno) si spostano in gruppo per arrivare fino alle Valli di Comacchio e fare il nido.

Li troverete nell’area del Delta del Po anche tutto l’anno e sono davvero di una bellezza inaudita.

Libri da leggere sul Delta del Po

Il Mulino del Po, un romanzo di Riccardo Bacchelli scritto tra il 1938 e il 1940. Perché leggerlo? Per avere un’idea di come era il Po e di come è adesso e per conoscere la storia di un paese e dei suoi abitanti.

Il romanzo di Bacchelli, infatti, racconta la saga di quattro generazioni della famiglia Scacerni a partire dalla fine del periodo napoleonico fino alla prima guerra mondiale, un ritratto straordinario della campagna e dei contadini ferraresi del Delta del Po.

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il delta del po

 

23/10/2024 0 comment
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Un viaggio per travel dandy a Cortina

Patrizia Finucci Gallo

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Cortina non è solo Cortina. Me ne sono accorta quando ho smesso di pensare alla valigia: dopo mille cambi d’abito, in mezzo a un metti e togli, girando lo sguardo ai libri che di solito ti porti dietro. Tanto sai che certi luoghi non sono destinati alla lettura, ma alla movida. Dove le presentazioni di libri, anche se ci sono, paiono finte. Al pari di un cornetto vegano, potresti davvero affermare che stai mangiando un gelato?

Poi ho pensato: “Ma sai che ti dico, chiudo la cerniera e quello che resta è esattamente ciò che porterò”. Del resto il significato di un viaggio lo devi cercare senza dare nulla per scontato, fuori dai portoni aperti al pubblico. Per scoprire, con grande meraviglia, che i fratelli Vanzina sono solo un ricordo lontano. Un film vintage che qualche nostalgico interpreta ancora, con le valigie piene di cachemire e la bocca spalancata il sabato sera.

E allora fidatevi di me, seguitemi nel cuore delle Dolomiti, dove pulsano le storie. Dove le stelle non sono solo le stars, ma quelle piccole luci che di sera puoi raccontare.

Cortina per dandy travel

Arrivo nel pomeriggio all’Hotel Ambra, posizione invidiabile a pochi metri dall’isola pedonale, proprio vicino ai negozi più cool del paese. Ad accogliermi la proprietaria, Elisabetta Dotto, una bellissima locandiera 2.0 nata e cresciuta si può dire in albergo, nella tradizione dell’ospitalità, prima con i nonni e poi con i genitori. “La sua camera si chiama La Mirandolina- mi dice sorridendo – è dedicata alla celebre protagonista della pièce di Goldoni e ispirata ai colori e alle scenografie di un teatro”.

Apro la porta ed entro in scena, i toni sono accoglienti, i velluti rossi e blu della stanza disegnano un palcoscenico immaginario. La mia valigia che pareva inutile e inconsistente inizia ad avere il suo significato e sarà riempita da li a poco, con un vecchio libro sulla vita di Eleonora Duse scovato in una libreria nel centro del paese.

“Le camere sono 24 e ognuna di loro ha un significato diverso- mi racconta Elisabetta – c’è quella fashion, dedicata alla moda con tessuti pregiati e morbidi cuscini in pelliccia, ma anche la camera Conte Max, dedicata al cinema, che deve il suo nome al celebre film girato a Cortina d’Ampezzo nel 1957 con Alberto Sordi e Vittorio De Sica. E poi le camere della Natura, con tinte e materiali ispirati alla terra e le bellissime suites all’ultimo piano”.

Così, fra velluti e profumi del tempo si faceva avanti la convinzione che stavo proprio nella pagina giusta, bianca come la neve e pronta per essere scritta.

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“Ehi, ma l’hai visto l’osservatorio?” Piergiorgio ci porta in macchina fino a Col Drusciè, a 1780 mt. di quota dove due cupole e un telescopio Ritchey-Chretien compongono l’osservatorio Helmut Ullrich. Lassù si guardano le cose da una diversa angolatura. Noi piccoli come bambini, in piedi sopra la sedia a parlare con la luna. Ma quale dj, quale look. Non c’è bisogno di un dress code per guardare Saturno e i suoi anelli dal telescopio, per vedere i crateri della luna così vicini che vorresti toccarli. “Accidenti come si vede bene”, dico io. Piergiorgio Cusinato, presidente dell’Associazione Astronomica di Cortina mi spiega che quello è un vero e grande telescopio mica un giocattolo e che tramite lo strumento hanno scoperto ben 40 supernovae e un pianetino ribattezzato subito Cortina d’Ampezzo. Lui è un volontario e come 80 altre persone si danno il cambio e tengono in ordine lo spazio, ci lavorano, studiano gli eventi celesti. Di fronte, nello spazio circostante, hanno creato il Sentiero dei pianeti uguale a quello dell’Universo per parlare alle persone e ai bambini di galassie e di astronomia. Per raccontare un pezzo di cielo e farci abituare ad alzare gli occhi ogni tanto. Perché in una sera, con l’aria pulita e limpida, potreste anche voi scovare qui una stella guida e ritrovarla nel tempo affacciandovi per caso al balcone della casa in città, in uno di quei giorni che sembrano scanditi dal caos e dalla malinconia. Non ci credete? La mia si chiama Futura, sì proprio come la canzone di Lucio Dalla. Ci siamo incontrate a Col Drusciè, Piergiorgio dopo averci mostrato al telescopio Giove e le lune di Giove ci aveva portato fuori per studiare il cielo ad occhio nudo, ci diceva “forza, guardate meglio, il cielo è uno spettacolo”. Che vi devo dire, io l’ho vista. E quando sono in città, in quel cielo smunto e tristarello, mi sembra che brilli più delle altre. Una boccata di ossigeno al momento del bisogno.

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“Ti sei portata qualcosa di caldo?” Irene sorride, ci guida verso una delle più belle esperienze che ho fatto a Cortina. “Certo, rispondo, sono vestita a cipolla, se fa caldo poi tolgo”. La chiamano la Freccia nel cielo quella funivia che sale e scende e porta i turisti a vedere la grande bellezza. Quindici minuti per arrivare alla terza cima più alta delle Dolomiti, nel cuore della Tofana di Mezzo e impazzire di felicità. Alti dove volano le aquile, con i pensieri forti e definiti che sembrano arrampicati sulla roccia, nei silenzi dell’immenso a nutrimento continuo.

“Respirate con calma, rilassatevi, ascoltate il silenzio intorno a voi”, dice la nostra istruttrice di yoga. I miei movimenti sono più lenti, calcolati, precisi. Il sole scalda, i meridiani si allineano, l’energia risale dalle gambe al cervello. “Piantate bene i piedi per terra, cercate di sentire il terreno sotto di voi, continua”. Le lezioni di yoga in alta quota sono piacevoli e si svolgono nella magica atmosfera di Ra Valles, sono gratuite e possono partecipare tutti. Il passo successivo è spostarsi di fianco, alla pizzeria della terrazza più alta di Cortina. Dove la pasta ha un procedimento di lievitazione controllata in frigorifero, perché siamo alti e le regole cambiano.

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I tre passaggi dell’impianto della Tofana Cortina

Il primo porta a Col Drusciè 1778 m. – dove insistono il Ristorante Col Druscié 1778 e l’Osservatorio Astronomico e da dove partono alcuni sentieri hiking adatti a tutti, anche ai bambini, e tracciati per MTB.

Il secondo tronco porta a Ra Valles 2470 m. – dove, presso Capanna Ra Valles (pizzeria più alta delle Dolomiti e ristorante), si praticano le lezioni di yoga.

Il terzo tronco invece porta alla Cima della Tofana di Mezzo (3244 m) la vetta più alta di Cortina d’Ampezzo – sia a Cima Tofana sia a Ra Valles – vi sono testimonianze della Grande Guerra e la partenza di alcune vie ferrate molto interessanti con vie d’arrampicata di una certa difficoltà alpinistica.

Da non perdere. Il Museo Marmolada Grande Guerra 3.000 m. il più alto d’Europa.

E’ il primo museo in alta montagna dedicato ai cimeli della Grande Guerra rinvenuti sul massiccio della Marmolada. Nel 2015 l’associazione Museo della Grande Guerra in Marmolada Onlus lo ha rinnovato in occasione delle manifestazioni del Centenario. Il nuovo Museo è stato ampliato in uno spazio all’interno della seconda stazione della funivia (Serauta). Il filo conduttore del nuovo Museo è il racconto della vita del soldato tra il tunnel della morte e la galleria della vita in cima ad una montagna, che sicuramente non era un luogo adatto per una guerra. E’ un museo interattivo e multisensoriale, adatto a tutti i tipi di visitatore: dal bambino allo storico, allo sciatore che vuole fare una pausa culturale nella sua giornata, immergendosi nella storia della guerra di allora. Il significato più grande di questo museo sta nella volontà di trasmettere i valori di pace e di solidarietà, e ogni anno lo fa presentando nuovi eventi utili a mantenere vivi i ricordi di un tragico periodo vissuto dalle popolazioni di questi territori.

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Dove dormire:

Hotel Ambra Via XXIX Maggio, 28 Cortina d’Ampezzo

Cosa vedere:

Massiccio Montuoso le Tofane raggiungibile con la Freccia nel cielo.

                         Osservatorio Astronomico Col Drusciè

                          Capanna Ra Valles con annessa pizzeria

 

29/01/2024 0 comment
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Ci si perde fra i profumi e si cammina nella storia, quella delle persone però che quando arrivi e ti salutano sanno di pane appena sfornato e di stagioni. “Per ricordare le date che riguardano i miei figli mi collego alle vendemmie o ai raccolti e così ha fatto mio padre e ancora prima mio nonno” dice Valentina Togn davanti alle mura del 1700 di Maso Poli, una generazione di vignaiuoli che ha come ultime capofila le giovani donne della famiglia e una seconda annata tutta da scoprire nei 15 ettari di terreno.

E’ un viaggio che mi ha portato in fondo alle cose quello organizzato dalla Strada del vino e dei sapori del Trentino, dentro il procedere lento e concreto di chi ha un sogno protetto dalla terra. Dove la partita a carte si gioca con la natura, si vince e si perde senza possibilità di una seconda mano. “A noi è andata bene – continua Valentina davanti al Trento Doc lavorato con metodo Champenoise – siamo stati fortunati, il nostro viaggio è iniziato nel migliori dei modi ”

E allora proviamo a raccontarvelo questo viaggio fra vigne, sapori trentini e una bellissima chiesa a Lisignago, dove dal 1400 ad oggi si è celebrato un solo matrimonio.

VIAGGIO ALLA SCOPERTA DEL TRENTINO

TOBLINO E SANTA MASSENZA

Ci si riflette il verde sul lago di Toblino, l’aria è tersa e se avessi avuto una coperta mi sarei messa a leggere sul prato, sorseggiando un fresco bicchiere di Chardonnay. Perché questo è ciò che potreste fare in un giorno d’estate, allentando il freno e cambiando marcia ai pensieri.

Ci troviamo nella valle dei laghi, alle nostre spalle la centrale idroelettrica di Santa Massenza che è l’impianto più potente del Trentino, scavato nella roccia a 600 metri di profondità. Non immaginatevi una bruttura che devasta il panorama al contrario, si tratta di un edificio storico ad opera dell’architetto Giovanni Muzio, lo stesso che ha progettato la sede dell’Università Cattolica a Milano e la Triennale, nonché la Basilica dell’Annunciazione a Nazareth. Fanno le visite guidate e vale la pena addentrarvi dentro, laddove l’acqua diventa energia.

Salendo più in alto a pochi chilometri dalla centrale troviamo il piccolo paese di Santa Massenza definito anche la capitale della grappa perché è il comune italiano con la più alta concentrazione di distillerie. E in effetti è molto curioso, poche anime per la strada in una giornata assolata ma è come avere la sensazione che la scoperta sia tutta nei cortili chiusi, come capita ai turisti delle grandi città.

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Entrare nella distilleria Maxentia procura la stessa sensazione che avviarsi verso il caveau di una banca, lo sai che da lì a poco aprirai un cassetto prezioso. E così è stato, quando i profumi di pane e di salumi hanno lasciato il passo alla grappa di Nosiola e alla grappa di Vino Santo, un vino passito prodotto nella Valle dei Laghi. Le uve Nosiola si pigiano solo durante la settimana santa e qui nella distilleria troviamo un antico alambicco perfettamente funzionante alimentato a legna, pensate, con licenza di esercizio ereditata dall’impero austro-ungarico.

Dopo aver degustato anche noi a sufficienza la strada riprende verso un luogo incantato. Lo vedo da lontano, in tutta la sua bellezza. Circondato dall’acqua il castello di Toblino è quello che si definisce un castello fiabesco. Ma nel senso vero del termine: secondo un’antica leggenda, infatti, 2000 anni fa ci abitavano le fate e proprio a loro fu dedicato un tempietto. Lo certifica una lapide murata nel portico del castello che l’archeologo Paolo Orsi definisce “unica nel suo genere nella realtà epigrafica romana”. La rocca cinqucentesca, che sorge su uno sperone roccioso non è visitabile al suo interno, ma se volete potete sorseggiare un buon bicchiere di vino (magari il Vino Santo Trentino Doc prodotto da uve selezionate dell’autoctona Nosiola, indimenticabile il biologico che ho assaggiato io nell’enoteca Sarica dell’azienda Pisoni, i cugini Marco e Stefano alla guida dei vigneti con produzione dal 1852) nella panoramica terrazza del bar sotto le mura. Per arrivare al castello si può percorrere la strada a piedi che costeggia il lago, lo spettacolo è davvero molto bello. Me lo immagino in primavera, avvolto ancora da una luce fredda, fra rami che sanno di profumo e di buone nuove in arrivo.

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TRENTINO. LA PIANA ROTALIANA

Tutto è pronto per la scoperta dei Masi, le biciclette assistite ci portano in luoghi meravigliosi scoprendo persone e quotidiano, fatiche e soddisfazioni. Girare la piana in bicicletta è meraviglioso, il senso di libertà che hai addosso ad ogni discesa è pari a quello dell’infanzia. Poi ci sono le risalite e qui si torna adulti in breve tempo. Se siete molto sportivi e volete attraversare queste zone in bicicletta potete scoprire gli affascinanti itinerari che propone Mountain bike Road Bike per Altopiano di Piné e Valle di Cembra (trovate tutte le indicazione su visitpinecembra.it)

Così lungo la strada provinciale 131, quella del vino per intenderci, abbiamo conosciuto le realtà di Maso Poli e Molino dei Lessi, quest’ultimo con un progetto nuovo di agricoltura a impatto zero con coltivazione di uva Johanniter che qui si coltiva senza nessuna sostanza tossica.

Dopo l’ebrezza di una bella pedalata vale la pena assaggiare i piatti tipici del territorio. Segnalo con felicità la Trattoria Vecchia Sorni, chef da ricordare Lorenzo Callegari. Qui ho scoperto il comede, uno spinacio selvatico buonissimo, impazzita per il pesce carpione con purè di patate all’erba cipollina, asparagi bianchi e salsa all’ortica. Il viaggio all’insegna dei vini riprende nella piana rotaliana definita da Cesare Battisti nel 1905 “il giardino vitato più bello d’Europa”. E aveva ragione. Qui si producono i maggiori vini trentini e qui nasce il mio amato Teroldego. Come i profumi anche i vini si legano ai ricordi, il mio risale ad alcuni anni fa quando facevo la giornalista al Mattino di Bolzano. La prima persona che conobbi in quella città fu Freddy, aveva un bicchiere di Teroldego in mano. L’amicizia che nacque tra il vino e la persona fu tutt’uno. Da allora il principe dei vini è entrato nella mia vita di degustatrice. Nella degustazione guidata di Teroldego Rotaliano, in compagnia dei produttori, ho apprezzato il Teroldego della piccola azienda agricola Redondèl nelle sue tre declinazioni: Assolto, Dannato e Beato.

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A Mezzocorona ho scoperto un’altra cosa ancora: salendo sul monte con una piccola funivia ci si trova proiettati in un altro mondo, dove non esistono auto né motorini. Solo un albergo, persone preziose e tanto silenzio. Prometto di raccontarvelo a parte perché merita una visita e un assaggio di strudel. Con un capitolo a parte su Palazzo Martini, storico edificio risalente alla seconda metà del XVII secolo.

LA VAL DI CEMBRA

Siamo arrivati di mattina nella Val di Cembra, nell’ora in cui il sole abbraccia il verde e lo colora d’oro. Il lusso qui lo individuiamo subito: sta nello spazio e nell’immensa eternità della montagna. E là, davanti a noi, distese di filari inanellati uno dopo l’altro, uno dentro l’altro. A Giovo si trova l’Opera Vitivinicola che produce il Trento doc della Val di Cembra. Qui, a Villa Corniole, ho degustato un prezioso e fresco Muller Thurgau in barricaia, poi ho effettuato il sentiero dei Vecchi mestieri nell’antica viabilità storica e visto le Piramidi di Segonzano che sembrano totem, pinnacoli di terra alti decine di metri alcuni dei quali sovrastati da un grande masso.

Nella Val di Cembra da oggi e fino al 2 luglio inizia la Rassegna del Müller-Thurgau: Vino di Montagna.

Se siete in zona non perdetevi al bellezza della Chiesa di san Leonardo che risale al 1440. Quella che vi ho citato all’inizio dell’articolo, una sola messa all’anno ma tanta storia da raccontare. All’interno si trovano preziosi affreschi che riproducono una rara rappresentazione delle tre divine persone, La Madonna della Misericordia e S.Orsola con la bandiera crociata insieme ad un coro di vergini.

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03/07/2024 0 comment
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La scrittrice slovena Alma M. Karlin, ricordarla con un viaggio a Celje dove è nata e dove ancora esiste un museo a lei dedicato.

Il libro di Barbara Trnovec, Kolumbova Hci (La figlia di Colombo), la descrive come una persona mite e pensierosa, piena di risorse e grande esploratrice. Nell’ultimo viaggio in Slovenia mi sono imbattuta, per caso, nella vita di una grande donna, una delle prime viaggiatrici del ‘900: si tratta della scrittrice Alma M. Karlin, una vita complicata e una storia, la sua, che ha insito l’impianto della sfortuna. Eppure lo sguardo, come il suo pensiero, rimangono intatti e puri di fronte alle macerie che la vita le impone, fino agli ultimi cinque anni trascorsi in completa miseria e solitudine. Ma i viaggi che effettua in giro per il mondo, a cavallo degli anni Venti prima che il Nazismo la perseguiti perché amica degli ebrei e degli inglesi catturandola nel ’41, sono la più bella descrizione del sapere attraverso l’avventura. Viaggerà da sola in ogni dove e con ogni mezzo, dalla Cina al Giappone alla Corea attraversando l’America, l’India, la Nuova Guinea e tanti altri luoghi mossa da una grande curiosità che descrisse assai bene nei diari divenuti libro, Viaggio solitario per il mondo pubblicato nel 1929. Fogli pieni di storie, battuti a macchina con la sua Erika.

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Viaggio alla scoperta di Alma M. Karlin

La città di Celje, dove nacque nel 1899, le ha dedicato una grande statua che troneggia in piazza Krek, nel centro storico, ricordandola con la valigia in mano e con il cappello a tesa larga che usava indossare sempre.  In questa cittadina ho visto la mostra permanente che ruota inforna alla vita dell’autrice dentro il Celje Museum of Recent History. Tantissimi gli oggetti e i fogli sparsi, raccolti durante il suo lungo viaggio intorno al mondo, una parte degli 850 articoli di corrispondenza, copertine di libri, manifesti e manoscritti.

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Viaggio in Slovenia alla ricerca di Alma Karlin

Il 24 novembre del 1919 Alma lascia definitamente Celje, portando qualche soldo, una macchina da scrivere e dieci dizionari di lingua auto composti. La sua ricerca parte da lì. Così, osservando alcune immagini di lei in Oriente, ho giocato su rimandi personali che in qualche modo ci accomunano: la passione per i ventagli e lo sguardo appena più lontano di ciascun sogno.

Alma Karlin is an extraordinary traveller, polyglot and writer from Celje. Nowadays she inspires artists and feminists.

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Cosa vedere a Celje

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Situata nella parte slovena dell’ex provincia di Stiria, Celje è la terza città della regione con 50.039 abitanti. Il  centro storico medievale è delizioso, le stradine possono fare da sfondo a romantiche passeggiate. Da qui vedrete il Castel vecchio: struttura del dodicesimo secolo situata sul colle sopra la città, apparteneva alla più importante famiglia feudale slovena, quella dei Conti di Cilli.

Nelle vicinanze di Celje, trovate il lago Šmartinsko jezero,  da non perdere.

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07/02/2023 0 comment
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MERENGUE PATRIMONIO DELL'UMANITA

lI Merengue, ritmo musicale della Repubblica Dominicana, è stato appena dichiarato dall’Unesco, Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità  in quanto simbolo della storia e della cultura del paese. Questo ritmo gioioso infatti invade ogni ambito della vita quotidiana dei dominicani ed è presente nelle relazioni private e familiari, nei momenti di festa e persino nella manifestazioni a carattere politico.

La musica rappresenta da sempre un elemento fondamentale nell’isola: non c’è casa, strada o spiaggia dove non regni sovrano il suo ritmo contagioso. Non sorprende, quindi, che la gente si lasci spesso prendere dalle note e dai canti o improvvisi qualche passo di merengue o anche di bachata e son.

Il Ministro del Turismo Francisco Javier Garcia ha così dichiarato: “Siamo davvero felici di questo importante riconoscimento perché il merengue è l’espressione dell’identità e dell’allegria del nostro popolo che ora si manifesta a tutto il mondo” – e prosegue “il merengue ha un potere aggregante in quanto contribuisce alla convivenza pacifica tra le comunità e riesce ad attrarre classi sociali differenti”- ha concluso Garcia.

Nato da influenze spagnole, africane e indigene, la formazione musicale base del merengue comprende il “cuatro”, una chitarra a quattro corde, la “guira”, uno strumento a percussione, e il tamburello. Nel 1870 il “cuatro” è stato sostituito dalla fisarmonica, a cui è segue poi la comparsa di sassofono, basso e pianoforte.

Oggi, il merengue è suonato da grandi musicisti che l’hanno fatto conoscere in tutto il mondo. Tra questi possiamo citare Joseíto Mateo, Juan Luis Guerra, Johnny Ventura, Milly Quezada, Wilfrido Vargas, Fernando Villalona, i Rosario Brothers ed Eddy Herrera.

Joseíto Mateo,

Questo ritmo oltre a popolare tutte le feste tradizionali del paese, è celebrato a fine luglio in un Festival del Merengue nella capitale Santo Domingo che per l’occasione si anima con esibizioni folkloristiche in costume, mercatini di artigianato, feste ed eventi dedicati alla gastronomia locale.

Il merengue diventa il protagonista incontrastato per giorni e notti di grande festa, in cui la capitale dominicana si trasforma in un’autentica pista da ballo a cielo aperto.

Joseíto Mateo,

15/12/2016 0 comment
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tour in Baviera con la moto

di Cristiano “Gillo” Giliberti

Schloss Neuschwanstein. Persino Walt Disney rimase affascinato dall’aspetto f­iabesco di quell’antico maniero, costruito a picco sulla vallata in posizione dominante rispetto alla cittadina di Fussen, al punto da utilizzarlo come modello per disegnare il castello de “La bella addormentata nel bosco” nel film di animazione del ’59, e da volerlo in seguito come simbolo della Disney stessa.

E’ proprio da uno dei simboli storici della Baviera che prende il via il nostro itinerario, attraverso una regione alla quale l’inverno e il clima natalizio conferiscono un fascino se possibile ancora maggiore che in altri periodi. Tanto verde e accogliente in primavera e in estate quanto piacevole da visitare anche nella stagione fredda, la Baviera è la destinazione ideale per per un viaggio a due ruote di grande attrattiva, particolarmente indicato a quei motociclisti temerari la cui passione non conosce stagione.

tour in Baviera con la moto

La storia di Neuschwanstein e degli altri Castelli di Baviera è strettamente legata alla travagliata esistenza del principe Ludwig II di Baviera, la cui controversa vicenda venne immortalata da Luchino Visconti nel film “Ludwig” del 1973, protagonisti Helmut Berger e Romy Schneider. Cugino di primo grado di Sissi la principessa Elisabetta d’Asburgo, scomparso prematuramente in misteriose circostanze, il sovrano bavarese è considerato in assoluto il simbolo del decadentismo germanico e rimane tuttora una della figure più enigmatiche, amate e discusse della storia tedesca. Ispirato dalle tendenze culturali del proprio tempo, nell’arco del proprio breve regno Ludwig ordinò la costruzione di tre delle quattro residenze, con l’intento di rendere omaggio al mito delle antiche leggende celebrate nelle opere di Richard Wagner, che del principe fu contemporaneo e amico.

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Poco distante da Neuschwanstein troviamo il castello di Hohenschwangau, che il padre di Ludwig, Maximilian II, aveva fatto riedificare e dove il principe visse gli anni della giovinezza, mentre a qualche chilometro da Fussen, a Ettal, ecco Linderhof, l’unico dei castelli di cui Ludwig riuscì a terminare la costruzione. E’ anche il più piccolo dei quattro ed è caratterizzato dalla presenza al proprio interno di una finta grotta-teatro appositamente voluta dal sovrano per poter assistere in anteprima e come unico spettatore alle rappresentazioni di Wagner in un’atmosfera unica e straordinaria. Situato su un’isola al centro del lago Chiemsee, a circa 160 km di distanza dai primi tre, è il castello di Herrenchiemsee, raggiungibile in traghetto con imbarco a Prien: nelle intenzioni di Ludwig avrebbe dovuto surclassare per sfarzo e grandiosità persino la reggia di Versailles, ma vennero a mancare le risorse, e il progetto originale non venne mai realizzato fino in fondo.

Lasciata alle spalle Fussen e i suoi castelli, è tempo di rimettersi alla guida verso la destinazione successiva: che nel nostro caso è la strada stessa. Richiama ogni anno milioni di visitatori la Romantische Strasse, itinerario turistico tracciato negli anni ’50, considerato a ragione come una delle maggiori attrazioni turistiche della Germania. Landsberg am Lech, Augsburg, Nördlingen sono i waypoint da segnare nel navigatore, ma sarà comunque impossibile smarrirsi, dal momento che la via è ben segnalata dagli inconfondibili cartelli di colore marrone. Un percorso tutto da guidare in souplesse tra paesaggi mozzafiato, fermandosi di tanto in tanto per visitare un borgo medievale, per ammirare capolavori architettonici del barocco o per una pausa di ristoro a base di birra e bratwurst in una tipica taverna in stile bavarese.

tour in Baviera con la motoAbbandonata la Romantische in corrispondenza di Alsbach la bussola indica direzione nord-est, fino alla tappa successiva del nostro viaggio: Norimberga. Anche in questo caso il periodo invernale si rivela il più propizio per una visita: la cittadina bavarese ospita infatti ogni anno il Christkindlesmarkt, ovvero il Mercatino del Bambin Gesù, uno dei più antichi e suggestivi mercatini di Natale di tutta Europa, la cui apertura è una cerimonia particolarmente sentita da parte degli abitanti della città. Al calare della sera del primo Venerdì di Avvento è l’Angelo del Natale in persona a pronunciare dal portico del coro della Chiesa di Nostra Signora il discorso che dà il via alle celebrazioni del Natale di Norimberga. 180 sono le bancarelle del grande mercato nella Piazza Hauptmarkt ai piedi della chiesa gotica, presso le quali è possibile acquistare decorazioni natalizie realizzate artigianalmente, i tipici omini fatti di prugne secche e stoffa detti Zwetschgenmännle oppure i Lebkuchen, biscotti di pan di zenzero, o ancora gustare le caratteristiche salsiccette speziate di Norimberga.tour in Baviera con la moto

Molto belli anche gli altri mercatini disseminati per il centro cittadino: da quello allestito nella Rathaus, la Piazza del Municipio, dove trovano spazio tutte le città gemellate con Norimberga (compresa Venezia per l’Italia) a quello esclusivamente dedicato ai bambini in Hans-Sachs-Platz, dove è presente una giostra antica, un trenino decorato e uno sportello delle Deutsche Poste dedicato a ricevere le letterine indirizzate a Babbo Natale. Per tutto il periodo dell’Avvento, inoltre, il centro storico è animato da concerti di ottoni, musiche e canti natalizi. Molto particolare la cerimonia dell’8 dicembre: sono duemila i bambini che, ciascuno con la propria lanterna, attraversano il centro della città fino al castello, per la tradizionale processione delle luci.

tour in Baviera con la moto

L’ultima delle destinazioni è roba per gli spiriti più avventurosi. Il più temuto, il più affascinante di tutti: Elefantentreffen. Non esiste vero motociclista al quale questa parola non provochi un brivido di emozione. La prima edizione risale al 1956, quando nacque come raduno dedicato alle moto e ai sidecar Zundapp residuati della seconda guerra mondiale soprannominati appunto Elefanten. Col passare degli anni ha raccolto sempre più appassionati di moto di tutti i generi, fino a diventare il ritrovo di motociclisti più famoso d’Europa.

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La tradizione ne fissa la data di svolgimento all’ultimo weekend di gennaio e negli anni la location ha subìto più di una variazione: dopo il circuito del Nurburgring e quello di Salisburgo, dal 1989 ha trovato una sede stabile nella foresta di Loh-Thurmansbang, a circa 60 km da Passau, in una sorta di grande vallata chiusa affettuosamente soprannominata Hexenkessel, la conca della strega.

Per la difficoltà di raggiungerne la sede e per le condizioni climatiche sovente proibitive è considerato il motoraduno per eccellenza, con presenze nell’ordine di tre-quattromila persone ogni anno, provenienti da tutta Europa. Chiunque ci sia stato racconta di epiche cavalcate attraverso la tormenta, svalicando passi dal fondo innevato, con seri problemi talvolta persino a orientarsi per arrivare a destinazione, che è volutamente poco segnalata e ardua da trovare. L’organizzazione mette a disposizione dei partecipanti grandi quantitativi di paglia sulla quale montare le tende e di legna da ardere per riscaldarsi, oltre naturalmente alla birra, che nei tre giorni dell’evento scorre immancabilmente a fiumi.

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Nell’intento di riportare l’Elefantentreffen al suo originario spirito avventuroso, a partire dall’edizione del 2016 sono state fissate regole precise sia per quanto riguarda i mezzi ammessi all’accesso nella “Buca”, sia per la sistemazione: niente più baracche e stufe montate nei giorni precedenti, né tantomeno furgoni di appoggio, ma solo moto, tende e l’entusiasmo dei veri pionieri. Partecipare all’Elefanten non è certo impresa da affrontare in maniera improvvisata: necessita di un’adeguata preparazione, ma lo spettacolo della grande distesa di falò che illuminano la notte bavarese, insieme alla sensazione di appartenenza a una grande comunità di appassionati ripagano ampiamente ogni fatica del viaggio.

Dove Dormire

Hotel Sommer  ****

Indirizzo: Weidachstraße 74,
87629 Füssen, Germania

Telefono:+49 8362 91470

www.hotelsommer.de

Hotel Schlosskrone  ****

Indirizzo: Prinzregentenpl. 4,
87629 Füssen, Germania

Telefono:+49 8362 930180

www.schlosskrone.de

HOTEL DEUTSCHER KAISER ***

Indirizzo: Königstraße 55,

90402 Nürnberg, Germania

Telefono:+49 911 242660

www.deutscherkaiser-hotel.de

Hotel Vosteen ***

Indirizzo: Lindenaststraße 12,

90409 Nürnberg, Germania

Telefono:+49 911 95512330

http://www.hotel-vosteen.de

Sonnenhügel  **

Indirizzo: Bayerweg 65,
94379 St. Englmar, Germania

Telefono:+49 9965 290

www.sonnen-huegel.de/

Da Visitare

schloss neuschwanstein e castelli di baviera
neuschwansteinstraße 20, 87645 schwangau
www.neuschwanstein.de

apertura: la biglietteria si trova ai piedi del castello ed è aperta
dalle 8 alle 17 (aprile-metà ottobre)
dalle 9 alle 15 (metà ottobre-marzo)

chiusura: 1 gennaio, 24, 25 e 31 dicembre
mercatini di natale norimberga

congress- und tourismus-zentrale nürnberg
frauentorgraben 3/iv
90443 nürnberg
telefono: +49 (0)911 2336-0
fax: +49 (0)911 2336-166
e-mail: tourismus@nuernberg.de
homepage: http://www.tourismus.nuernberg.de

elefantentreffen

bvdm 60. elefantentreffen
dal 29. – 31.01.2016.
loh, solla – thurmansbang
foresta bavarese
https://www.bvdm.de/index.php?id=47&lang=6

ROAD BOOK

 

Füssen, Germania

0

 
Landsberg am Lech, Germania

66,6

66,6

Augusta, Germania

44,5

111,1

Nördlingen, Germania

78,6

189,7

Ansbach, Germania

64,9

254,6

Norimberga, Germania

43,7

298,3

Cham, Germania

163

461,3

Sankt Englmar, Germania

32,8

494,1

Thurmansbang, Germania

71,2

565,3

Prien am Chiemsee, Germania

177

742,3

 

Cristiano “Gillo” Giliberti.

Bolognese, classe 1971. Buongustaio, blogger, amante dei viaggi in moto e della musica rock, cuoco per divertimento. Coniuga la passione per la scrittura con quella per la buona tavola raccontando con occhio disincantato e ironico il mondo del food e le sue tendenze nel blog The Foodie Fighter. (thefoodiefighter.wordpress.com)

14/12/2023 0 comment
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